Categorie
Se il cibo è il linguaggio più universalmente umano, ogni cucina è lo specchio della società.
Se in questi giorni di festa dovesse arrivare sulle vostre tavole un menù trentino, aspettatevi di veder comparire, a completamento di abbondanti libagioni, il mitico Zelten. Stiamo parlando di una delle prelibatezze più amate della tradizione natalizia trentina e anche tirolese. Come tutti i pani dolci, caratteristici di molte regioni italiane, lo Zelten è una variante arricchita del pane fatto in casa: un dolce dall’estetica molto semplice, preparato con ingredienti di facile reperibilità e conservabile per parecchi giorni. Da molti è considerato il dolce più rappresentativo della pasticceria delle nostre montagne, un simbolo gastronomico della stagione invernale e dei suoi ritmi lenti.
Sulle tracce della tradizione
La prima traccia scritta dello Zelten è un manoscritto conservato a Rovereto che descrive il “celteno”, un antenato medievale diffuso in Italia come pandolce o panforte. Ricerche storiche lo collegano a riti pagani del solstizio d’inverno, forse legati al culto della Dea Madre, o alla vigilia del giorno di San Tommaso (21 dicembre, secondo la messa tridentina). Per tradizione lo Zelten deve avere forma circolare per evocare il sole, con decorazione di mandorle disposte a raggiera. Sempre secondo la tradizione, la madre doveva disegnare una croce sull’impasto prima di infornare, a mo’ di benedizione e protezione per tutta la famiglia. Un gesto semplice, quasi sussurrato, ma denso di significato.
Lo Zelten e i suoi rituali
Il nome deriverebbe dall’avverbio tedesco selten, che significa “raramente” o “ogni tanto”, perché il dolce veniva preparato solo in occasioni speciali, in particolare per il periodo natalizio e, prima ancora, per celebrare il solstizio d’inverno (che cade tra il 21 e il 22 dicembre). La preparazione dello Zelten coinvolgeva tutti: ognuno portava un ingrediente, chi un pugno di noci, chi qualche fico secco, chi un cucchiaio di burro. Era un rito di comunità prima ancora che domestico. Una volta pronto, si mangiava dopo la messa di mezzanotte del 24 dicembre, come gesto di ringraziamento e buon auspicio per l’anno che stava per iniziare. Se ne preparava uno grande per i membri della famiglia e altri più piccoli che le figlie dovevano donare ai loro promessi sposi, quasi come un dolce pegno d’amore.
Uno, cento, mille Zelten
La ricetta dello Zelten si basa su ingredienti umili: uova, farina, burro e zucchero, arricchiti con frutta secca, fichi secchi, canditi, pinoli e mandorle. Ma nulla vietava – e nulla vieta tuttora – di aggiungere ciò che si aveva a disposizione. Una ricetta unica e definitiva è impossibile da indicare: da valle a valle lo troverete sempre un po’ diverso. In Trentino è più probabile assaggiare uno Zelten povero di frutta e più ricco di pasta, mentre in Alto Adige lo Zelten può assumere forme molto più fantasiose: rotonde, ovali, allungate o a cuore. Ogni famiglia ha la sua ricetta, spesso annotata su fogli ingialliti o tramandata a voce, e nessuno la cede volentieri. Le decorazioni cambiano, le dosi pure, ma lo spirito di condivisione che lo anima resta immutato.
Lo Zelten, poesia di sapori
Immaginate il profumo avvolgente di frutta secca che si diffonde per tutta la cucina, la croccantezza di noci e mandorle che si intreccia con la dolcezza dei fichi, e la consistenza soffice e appagante di un impasto preparato con pazienza. Lo Zelten è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, una poesia di sapori che vi trasporterà direttamente nelle vallate innevate del Trentino. È un dolce che racconta di case calde, di famiglie riunite e di una tradizione che continua a vivere, Natale dopo Natale. Preparatevi a deliziare il vostro palato con questa meraviglia culinaria che parla di territorio, amore e autenticità.