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In verità cantare è altro respiro.
È un soffio in nulla. Un calmo alito. Un vento.
Provate a chiudere gli occhi e immaginate un suono che vi faccia dire: ecco, sono in Trentino! Cosa sentite? Il silenzio delle vette accarezzate dal vento? I rumori rarefatti del bosco? Lo scrosciare di un ruscello? Niente di tutto questo, perché vette, boschi e ruscelli si trovano un po’ ovunque nelle regioni montane. Se quello che immaginate di sentire è invece un coro, che magari canta vecchie canzoni di montagna, allora sì, è molto probabile che vi stiate riconnettendo con il Trentino. Perché quella del coro è una delle tradizioni più tipiche della nostra terra e oggi, in queste righe, cerchiamo di capirne il perché.
La tradizione del canto popolare
In Trentino, le comunità di valle vivono una forte cultura orale, per cui possiamo dire che si è sempre cantato nei luoghi di lavoro, nelle feste, nei momenti di incontro, nelle cerimonie religiose. Il canto non era solo intrattenimento: era soprattutto strumento di memoria, identità, appartenenza. I repertori popolari trentini riflettono infatti ricordi di fatiche, immagini di paesaggio, racconto di migrazioni e ovviamente storie locali. La geografia montana inoltre, con valli spesso isolate e comunità coese, ha favorito naturalmente la trasmissione di pratiche corali come mezzo di aggregazione sociale e culturale.
La nascita dei primi grandi cori trentini
Un momento cruciale nella storia della nostra tradizione coristica si colloca negli anni Venti del Novecento. Come già abbiamo visto in un nostro precedente articolo, nel 1926 nasceva il Coro della SAT ad opera dei fratelli Pedrotti e di alcuni amici, con l’obiettivo di recuperare il patrimonio dei canti popolari trentini e di montagna. A questo straordinario coro, divenuto nel tempo quasi mitico, si affiancarono presto altri cori, tutti impegnati nel portare avanti un ampio repertorio di canti di montagna e popolari. Questi cori hanno fatto da modello, creando uno stile di canto popolare armonizzato: non più solo canti spontanei dei momenti comunitari, ma vere e proprie formazioni corali che preparano armonizzazioni, repertori, concerti.
Il consolidamento e la diffusione del modello
Soprattutto nel secondo dopoguerra, la coralità trentina si è sviluppata in modo sistematico, con nuove formazioni, repertori più ampi, maggiore attenzione alla qualità musicale, partecipazione ad eventi nazionali e internazionali. Nel 1963 è stata fondata la Federazione Cori del Trentino, che ha dato struttura, supporto organizzativo, promozione e formazione alla vasta rete dei cori. Il canto corale trentino viene oggi riconosciuto come pratica amatoriale ma anche come componente culturale, strumento di crescita individuale e collettiva, veicolo di identità territoriale.
Le caratteristiche distintive del modello trentino
Vediamo ora quali possono essere gli elementi che rendono la tradizione coristica trentina così particolare:
- Repertorio: forte enfasi su canti di montagna, canti popolari, canti alpini, ma anche armonizzazioni originali per coro maschile o misto.
- Formazione vocale e direzione: coristi non professionisti animati da un forte impegno, guidata da direttori e armonizzatori che hanno contribuito a definire uno stile riconoscibile.
- Territorialità e identità: i cori nascono e operano nei contesti di valle, nei rifugi, nelle chiese, nelle comunità alpine; la dimensione locale quindi è sempre molto forte.
- Funzione sociale e culturale: oltre a essere concerto, il canto corale è anche aggregazione, memoria, trasmissione generazionale.
I cori al centro delle comunità di montagna
Questa tradizione del canto corale è un patrimonio vivo delle nostre comunità, perché racconta la montagna, la durezza e la bellezza della vita in valle, i momenti difficili e i momenti di svago e leggerezza. È quindi un elemento di identità. Non si tratta solo di folklore, ma di “una scuola diffusa”, che unisce persone, generazioni, territori, offrendo momenti di socialità ai quali le persone si fidelizzano per lungo tempo. Ecco, i cori del Trentino sono tutto questo: uno spettacolo per chi li ascolta, una grande ricchezza umana per chi li vive.
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Ph credits:
grazie a Coro Alpino 7 Larici – ph: Francesca Padovan