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Il colore è un potere che influenza direttamente l’anima.
Mentre noi abbiamo bisogno di recuperarne la magia, i bambini amano i colori naturalmente. I colori permettono loro di costruire le cose accordando le sfumature che più li rappresentano. Il colore che associano alle cose ci dice molto di loro. Ogni volta che li riportiamo alla razionalità, insegnando qual è il colore giusto e quale quello sbagliato, stiamo dettando regole di giudizio e costruendo per loro un mondo che magari non gli assomiglia, non stiamo rispettando il loro tempo, la loro personalità e la loro costruzione del mondo.
Le tappe evolutive della relazione dei bambini coi colori rispecchiano esattamente la costruzione dell’identità sociale che vanno costruendosi. È tra i 7 e i 10 anni, con la fine dell’infanzia, che i bambini hanno imparato definitivamente ad attribuire ad ogni cosa il colore più appropriato, quello che riflette la luce della realtà esteriore, ma magari non quella intima, sebbene siano perfettamente in grado di discernere il fuori e il dentro di loro.
I bambini sono attratti dal colore. Presumibilmente quando cominciano a vedere il mondo, riconoscono chiazze di colore e poi imparano a definirne i contorni. Romanticamente potremmo dire che sono attratti dall’intensità della luce. Più lasciamo liberi i nostri bambini di guardare le cose come le vedono loro e non come vogliamo fargliele vedere noi, più restiamo in ascolto di ciò da cui sono attratti e più saremo in grado di condividere ed educarli anche al momento del pasto.
Il colore nel piatto
I nostri bambini non mangiano o mangiano troppo. Mangiano con gli amici o a scuola alimenti che a casa rifiutano. Mangiano più volentieri in vacanza e perdono l’appetito una volta tornati alla routine quotidiana. Mangiano fuori pasto e sembrano insofferenti alla tavola della cena. Divorano mele rosse o gialle in gita in mezzo ai meleti e poi rifiutano gli spicchi tagliati nel piatto.
Perché?
Non abbiamo risposte a tutte le domande. Ma ci interessa fare una riflessione. E la riflessione è questa:
quali colori portate in tavola? Ci avete mai pensato?
Un bambino davanti a una tavolozza di colori o di matite o pennarelli sembra perdere la testa. Li manipola, li apre, li chiude, li pasticcia, a volte li lecca. Perché ne è attratto.
Avete mai provato a ricreare nel piatto una vera e propria tavolozza? Una tavolozza di verdure cotte al vapore in modo che conservino il colore brillante del verde dei broccoli, dell’arancione delle carote, il rosso vivo della barbabietola?
Se osserviamo le nostre tavole, sembriamo vivere in un mondo in bianco e nero. Il bianco o il nero – pasta in bianco, patate bianche, pollo bianco, mele sbucciate, …- sono rifugi neutri, utili per non volersi uniformare ai colori che i bambini non sono stati abituati o coinvolti a scegliere.
Coloriamo spesso i piatti con fiori edibili, mica a caso…
Provate a preparare del cibo con i vostri bambini, fate loro costruire il loro piatto come fosse una tavolozza e giocate con loro a preparare anche il vostro. Divertitevi a farlo. Permettete loro di assaggiare con le mani. Fate in modo che il momento del pasto sia lo svelamento di un gioco. Scegliete alimenti sani, vari e colorati. Quelli che conservano il sapore della terra che li ha generati. Fate loro manipolare gli ingredienti, raccontate la storia della loro provenienza. Ciò che hanno gustato in vacanza potranno ritrovarlo in città. Divertitevi con loro, prendetevi il tempo. E poi fateci sapere. Il momento del pasto non è un di cui. È uno spazio di piacere che risana l’anima.
Giochiamo con le mele, tanto per cominciare…
Prepariamo delle chips con le bucce di mela.
Avete usato le mele per preparare delle torte o per mangiarle a fine pasto? E le bucce? Magari finiscono nella spazzatura…Mele verdi, gialle, rosse, rosa, ce n’è per tutti i gusti… Lavatele bene. Prendete le bucce, passatele nello zucchero con i vostri bambini e infornatele a 150° fino a che non si saranno asciugate senza bruciarsi. Lasciatele risposare e poi sgranocchiatele insieme. Un allenamento alla frutta, al sapore, al benessere, alla genuinità e alla sostenibilità.