Passo San Pellegrino: un’antica storia di ospitalità, tra cime e vallate spettacolari!

Nel nostro instancabile pellegrinaggio alla scoperta delle straordinarie attrazioni del Trentino potevamo non concederci una sosta nella valle in cui, a partire dall’epoca delle crociate, i pellegrini provenienti dalla Germania transitavano in direzione di Venezia dove si sarebbero imbarcati alla volta della Terra Santa? Certo che no! Stiamo parlando della valle di San Pellegrino, che s’imbocca a Moena, in val di Fassa, per procedere in direzione est verso la provincia di Belluno. Percorsi 11 km di buona salita si giunge al valico, situato a 1918 m di quota, nell’area in cui si congiungono le Dolomiti di Fassa, le Pale di San Martino e l’altopiano di Falcade. Qui ci ferma, come facevano appunto i pellegrini tedeschi, e si ammira uno dei panorami più suggestivi di tutto l’arco alpino, caratterizzato da rocce maestose e pascoli immacolati. 

Il passo, che quasi certamente veniva attraversato fin dalla preistoria, in epoca medievale ebbe una notevole rilevanza economica in quanto era divenuto un importante crocevia per le rotte commerciali che attraversavano le Dolomiti. Il suo antico nome era Mont de Aloch. Poi, nel 1358, alcuni facoltosi abitanti di Moena istituirono un lascito per edificare un ospizio sicuro e aperto tutto l’anno. Venne affidato ai frati dell’ordine di San Pellegrino e da allora il nome del passo cambiò. In principio la localizzazione dell’ospizio non era quella di oggi, in quanto si trovava sul lato opposto della strada (di fronte alla chiesetta). Venne però distrutto all’inizio della Grande Guerra e quindi riedificato nella collocazione attuale. 

Il passo si trova a ridosso di quello che era il confine tra l’Impero Austro-Ungarico e il Regno d’Italia. Per questo, durante la prima guerra mondiale, il luogo fu teatro di feroci e ripetuti scontri. Per chi voglia approfondire l’argomento, la via ferrata Bepi Zac ripercorre i siti più importanti del conflitto, dove ancor oggi è facile trovare tracce di trinceramenti e di postazioni militari in quota. Dopo la Grande Guerra venne costruito il primo impianto di risalita con piloni di sostegno in legno. E il turismo, iniziato già ai primi del secolo, divenne via via sempre più importante. A partire dagli anni ’60, ci fu una costante crescita della qualità di tutti i servizi offerti, e il passo divenne una zona molto amata e frequentata da turisti italiani e stranieri. L’ospizio, ormai dismesso come luogo di ospitalità, è rimasto comunque un punto di incontro per esposizioni culturali.

Quasi all’altezza della sommità del passo sorge la stazione di partenza della Funivia del Col Margherita. L’impianto è uno dei punti d’accesso al comprensorio sciistico Alpe Lusia – San Pellegrino, collegato direttamente a Falcade tramite gli 11 chilometri della spettacolare “Pista degli Innamorati”. In estate l’attrazione principale del passo è il suo paesaggio meraviglioso, particolarmente apprezzabile nei due punti panoramici con informazioni, installati sul Col Margherita. Assolutamente da visitare è poi la località Valfredda, dove la spettacolarità del panorama e dell’ambiente naturale sono veramente eccezionali. Anche per quanto riguarda le escursioni a piedi e in mountain bike, il Passo San Pellegrino è una meta altamente consigliabile. Negli ultimi anni la valle si è creata un nome anche nell’ambiente del ciclismo: data la marcata pendenza della strada del passo, molte squadre ciclistiche hanno scelto la zona per i loro allenamenti. 

Se quest’estate avete in programma una vacanza nel cuore delle Dolomiti, non mancate di ripercorrere le orme dei pellegrini fino al passo che per tanti secoli li ha ospitati. Potete arrivarci in auto, in moto, in bici o a piedi… In ogni caso sarà una meta che non dimenticherete!