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La tradizione non consiste nel mantenere le ceneri
ma nel mantenere viva una fiamma
Dal primo dicembre a fine anno il Trentino si trasforma: mentre l’agricoltura riposa, la regione vive uno dei suoi mesi più magici. È il periodo dell’Avvento che è il tempo liturgico che precede e prepara il Natale. La parola Avvento deriva dal latino adventus e significa “venuta” anche se, nell’accezione più diffusa, viene inteso come “attesa del Natale”. Una domanda che un po’ tutti ci siamo chiesti è quando nasce storicamente questa importantissima ricorrenza. In realtà pochi lo sanno. La prima celebrazione del Natale a Roma risale all’anno 336, ed è proprio verso la fine del IV secolo che si riscontra in Gallia e in Spagna un periodo di preparazione alla festa del Natale, chiamato appunto Avvento.
Da San Nicola a Santa Lucia
In Trentino le feste tradizionali del periodo dell’Avvento sono molto sentite. Il “dicembre trentino” comincia alla vigilia di S. Nicola, il 5 dicembre, con la tradizione dei Krampus. Travestiti con pelli di pecora e spaventose maschere, rappresentano le creature del male che arrivano nei paesi per rincorrere bambini e adulti. La salvezza è San Nicola, che distribuisce dolci ai bambini buoni e tiene a bada i diavoli dispettosi. È poi la volta di Santa Lucia, una giovane coperta da un velo e accompagnata da un asinello. La notte del 12 dicembre la Santa entra nelle case dei bambini portando dolci e giocattoli. Qui da noi è persino più importante di Babbo Natale! I bambini la sera la chiamano, formando chiassosi cortei lungo le strade. Ogni bambino ha la sua strozega: un filo che lega a lattine, trascinate rumorosamente per terra. Prima di andare a dormire, si lascia un piattino con del sale per l’asinello, latte e biscotti per Santa Lucia.
I giorni prima del Natale
I riti religiosi legati alle festività di fine anno si intrecciano con quelli delle tradizioni contadine. Nei nove giorni prima del Natale, si recitano le novene e il 21 dicembre, giorno di San Tommaso, si prepara lo zelten, dolce trentino a base di farina, zucchero, uova, frutta secca e grappa. Stando poi alle usanze più tradizionali, alla Vigilia si aspetta fino a mezzanotte, quando si può cenare di magro con minestre e zuppe di ceci, mentre in Val di Cembra, dopo la cena, il bambino più piccolo deve benedire con l’acqua santa il Nadalin, ovvero il ceppo più bello, scelto nel pomeriggio dal capofamiglia. Altra bellissima tradizione è il Christkind che visita la casa la sera della vigilia di Natale, solitamente mentre la famiglia è riunita a cena. Verso la fine della cena, mentre si mangiano biscotti e altri dolci tradizionali, uno dei due genitori si allontana per controllare se il piccolo donatore è già arrivato, e dopo un po’ ritorna per raccontare che ha visto il Christkind sistemare i regali sotto l’albero di Natale.
I presepi e la benedizione di fine anno
Bellissima è la tradizione dei presepi. Tesero ospita una delle manifestazioni natalizie più cariche di tradizione. Varena diventa un grande presepe, una piccola Betlemme illuminata. A Castellano gli abitanti aprono le loro corti e le loro case, mentre a Ossana, sempre da fine novembre a inizio gennaio, ci sono più di 100 presepi da visitare sparsi nel paese. E per finire un’altra tradizione che ci riporta al nostro mondo agricolo. Nell’ultimo giorno di dicembre, le famiglie contadine usavano portare in chiesa un cesto di mele per la benedizione dei pomi. Seguiva il rito dei fumenti, ovvero della fumigazione: al tramonto il capofamiglia girava nelle stanze della casa, aspergendo incenso e acqua santa con un ramo d’ulivo benedetto. Un’altra straordinaria tradizione trentina, molto attiva nel periodo natalizio, sono i cori. Quello che li rende unici è l’emozione e l’atmosfera che suscitano con il fraseggio, i tempi, l’armonia. Eccone un esempio di struggente bellezza e spiritualità, a cura del Coro Genzianella di Pergine Valsugana: https://www.youtube.com/watch?v=fasBinFR77c
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