Categorie
È più facile deviare il corso di un fiume o spianare una montagna che cambiare l’animo di un uomo.
Il Trentino, insieme all’Alto Adige, fa un po’ venire in mente la forma di un albero il cui fusto è il fiume Adige, i rami gli affluenti maggiori e le fronde gli innumerevoli corsi d’acqua e laghi che ne costituiscono il bacino. L’Adige in effetti è la colonna vertebrale della nostra regione. Da sempre è protagonista della storia trentina, grande via di comunicazione, fonte di vita e di energia… Anche se talvolta terribile devastatore.
L’Adige a Borghetto, porta d’entrata nel Trentino
Sono tante le strade che accedono al Trentino. Ma la principale è sicuramente quella che risale il corso dell’Adige partendo da Verona. Il confine regionale, che tempo fa era confine di stato, ci aspetta poco a sud del piccolo centro di Borghetto. Qui le acque, strette tra le Prealpi venete, scorrono veloci verso la grande pianura e poi verso il mare, offrendoci un punto di vista privilegiato per capire quanto stretto sia il legame tra il fiume e le montagne. L’Adige (Etsch in tedesco e in dialetto suditirolese, Adesc in ladino, Ades in trentino, Àdexe in veneto) è il secondo fiume italiano dopo il Po. Nasce in alta Val Venosta, presso il passo Resia, e per circa la metà dei suoi 410 km scorre in Trentino Alto Adige. Come gli altri fiumi alpini, l’Adige ha il suo periodo di magra in febbraio e raggiunge le portate più alte dalla primavera fino a giugno.
Acque in gran parte altoatesine e trentine
Le acque dell’Adige provengono in buona parte dagli affluenti della nostra regione. In Alto Adige i contributi sono tre: il Ram, che entra a valle di Glorenza, il Passirio che entra a Merano e l’Isarco che entra a Bolzano. Passando in Trentino ne troviamo altri quattro: il Noce che entra presso Zambana, l’Avisio che entra a Lavis, il Fersina che entra a Trento e il Leno che entra a Rovereto. Una volta uscito dalla nostra regione l’Adige riceve le acque di un solo altro affluente: l’Alpone, che entra ad Albaredo d’Adige.
La prima volta che Trento accese la luce
L’importanza del fiume nella storia del Trentino è fuori discussione. Senza Adige non ci sarebbe stato il fitto scambio di merci tra sud e nord Europa; non ci sarebbe stata la fertile piana alluvionale che fiancheggia il suo corso e, in tempi più recenti, non ci sarebbero state le centrali elettriche diffuse in tutto il suo bacino. Scorrendo le pagine della storia scopriamo che molte delle notizie più interessanti riguardanti l’Adige hanno a che fare con gli sforzi condotti per arginare o eliminare i problemi causati dalle piene. La notizia più gustosa che abbiamo trovato è un primato trentino poco noto. L’affluente Fersina ha sempre fatto paura per le sue piene impetuose. Le sue acque trasportavano pietre e detriti, e spesso raggiungevano la città di Trento, causando molti danni. Dopo la grande piena del 1882, fu deciso di intervenire. Venne così realizzata la Controserra Madruzza, un robusto sbarramento a prova di piena che consolidava un precedente lavoro fatto nel 1500. Fu proprio grazie a questo intervento che il 6 maggio 1889 Trento fu, per la prima volta, illuminata dall’energia elettrica! Era stata realizzata la prima centrale idroelettrica dell’Impero Austro-Ungarico, nonché una delle prime al mondo!
Fra le notizie che meritano ce n’è un’altra che vogliamo ricordare, anche se già nota a molti ciclisti. Lungo le rive del fiume, sfruttando le strade degli argini, si sviluppa la ciclopista della valle dell’Adige che unisce la provincia di Verona con quella di Bolzano. È una delle più lunghe presenti in Italia!
Vi piace ricevere notizie e curiosità sul Trentino e sui nostri prodotti? Restate sintonizzati sul nostro blog e i nostri canali social e, se ancora non l’avete fatto, iscrivetevi alla nostra newsletter!