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De gustibus non est disputandum
Asparago significa germoglio. Infatti, l’asparago non è un frutto. Tecnicamente è un turione, cioè il giovane getto di una pianta, il cui fusto si forma sottoterra. Se il germoglio non venisse raccolto diventerebbe un fusto a sua volta e potrebbe raggiungere addirittura l’altezza di 1,5 metri. La differenza tra gli asparagi verdi e quelli bianchi è che i bianchi vengono coltivati mantenendoli ricoperti di terra, così da non reagire alla fotosintesi clorofilliana e vengono raccolti prima che vedano la luce.
Conosciuto da tempi immemorabili, è sempre stato un cibo prezioso per le sue qualità diuretiche e digestive. Si tratta di un frutto della terra prezioso, Pellegrino Artusi stesso scriveva ne “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”: “Questo erbaggio, prezioso non solo per le sue qualità diuretiche e digestive, ma anche per l’alto prezzo a cui si vende, lessato che sia si può preparare in diverse maniere, ma la più semplice e la migliore è comunque quella di condirli con olio finissimo e aceto o agro di limone”.
Un po’ di storia
Dalla Mesopotamia all’Egitto dove Nefertiti, la bellissima sposa del faraone Akhenaton, fece scorta nella tomba per goderne nell’aldilà, passando per la Grecia dove era considerato uno “strano prodotto della terra, afrodisiaco per la forma e medicamentoso per la sua azione diuretica e lassativa”, l’asparago entrò nelle cucine più preziose della Roma Imperiale e attraverso l’Impero giunse fino a noi come il frutto che porta rinascita, resurrezione e fecondità.