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Un calore tanto vicino come se il sole
Ti splendesse in mano.
Siamo nei giorni della merla, per tradizione i più freddi dell’anno, ed è decisamente un buon momento per parlare di stufa a olle, il tradizionale cuore caldo delle case trentine. Si tratta di una particolare tipologia di stufa, rivestita in maiolica, la sua peculiarità è quella di mantenere e diffondere il calore anche dopo lo spegnimento del fuoco. La ragione di questo funzionamento particolarmente confortevole nasce dal fatto che il fumo caldo, prima di raggiungere la canna fumaria, circola a lungo nelle cavità interne della stufa, costruita con olle di argilla e mattoni refrattari. Oggi è abbastanza facile trovarne in funzione. Sono apprezzate perché sono un sistema di riscaldamento piuttosto ecologico, perché non disperde calore, con in più il pregio di essere un elemento d’arredo di notevole valenza estetica.
Un po’ di storia
In Trentino le stufe rivestite in maiolica furono introdotte verso la metà del Quattrocento. All’epoca era frequente trovare una panca addossata alle sue pareti, dove d’inverno dormiva l’anziano di casa. Nei palazzi e nei castelli le stufe erano molto grandi e preziose, talvolta con due corpi sovrapposti. Appoggiavano su un solido basamento in legno o in pietra, oppure su piedini. Nei primi tempi le maioliche avevano un fondo di colore bianco paglierino, oppure azzurro, oppure terra di Siena. Successivamente il colore più usato divenne il verde ramina. Verso la fine del Settecento le stufe a olle iniziarono ad essere decorate con rilievi stile impero o con medaglioni che riproducevano personaggi famosi o sacri. Sul finire dell’Ottocento, con l’introduzione del petrolio come combustibile, le vecchie stufe a olle vennero abbandonate e spesso distrutte. Una piccola produzione però è rimasta e negli ultimi decenni l’utilizzo di questo antico sistema di riscaldamento è stato rivalutato, diventando un po’ il simbolo del calore abitativo delle case trentine.
La tipica produzione di Sfruz
Oggi in Trentino ci sono una ventina di laboratori artigianali che producono stufe a olle. Sono dislocati soprattutto in Val di Non, a Trento e in qualche altra località della provincia. La loro diffusione copre tutto l’arco alpino ma come succede in molti mercati di nicchia esistono estimatori un po’ ovunque nel mondo. Storicamente i centri di produzione più importanti sono Sfruz, Vermiglio, Molina e Castello di Fiemme, Vigolo Vattaro, Mattarello e Olle di Borgo Valsugana. Un approfondimento particolare merita la produzione di Sfruz, piccolo paese situato in Val di Non a 1000 metri d’altezza. Il suo nome deriverebbe da un termine latino che significava forare, nel senso di bucare il terreno per estrarre argilla, materiale estremamente resistente al calore. A partire dal Quattrocento a Sfruz erano presenti ben due fornaci ed è documentata la presenza di vari mastri fornelari (costruttori di forni). Nel corso dei secoli l’arte dei fornellari di Sfruz si è caratterizzata per la diversa colorazione delle olle. A seconda del periodo il colore delle maioliche poteva essere turchino, viola, verde e giallo, bianco-latte o verde-blu. Il verde ramina, molto brillante, è ancor’oggi il colore più tipico della produzione di Sfruz, e la sua ricetta originale è gelosamente custodita dall’Associazione Antiche Fornaci di Sfruz. La loro è una delle tradizioni artigianali più interessanti e pregevoli del Trentino, un tempo rinomata nelle più ricche dimore di Mantova, Ferrara, Salisburgo e Vienna.
Ecco, tra le tante ragioni per mettere in programma una gita in Trentino c’è anche questa: venire ad ammirare le straordinarie stufe a olle della nostra tradizione! Soprattutto ora, nel periodo invernale, quando è più naturale apprezzarne l’inconfondibile tepore.