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Si va in montagne per essere liberi.
Chiunque abbia camminato nelle montagne del Trentino ha incontrato un gran numero di baite e malghe. Questi edifici, incastonati tra boschi e pascoli d’alta quota, non sono semplici costruzioni, ma testimoni silenziosi di una storia millenaria di interazione tra uomo e natura, elementi chiave nella creazione e conservazione dell’identità del territorio montano. Seppur spesso utilizzati come sinonimi nel linguaggio comune, baita e malga racchiudono significati distinti, legati alla loro funzione originaria.
Qual è la loro origine
La baita era tradizionalmente un ricovero temporaneo, un’abitazione stagionale utilizzata durante i periodi di fienagione o silvicoltura. Costruita con materiali locali come legno e pietra, la baita offriva un riparo essenziale dalle intemperie e un punto d’appoggio per le attività agricole e forestali in quota. La sua architettura semplice e funzionale si integra perfettamente con l’ambiente circostante, quasi mimetizzandosi nel paesaggio. La malga rappresenta tuttora il cuore pulsante dell’alpeggio, che è l’attività agro-zootecnica che si svolge in montagna in estate. Non è solo un ricovero, bensì un vero e proprio centro di produzione casearia. Da giugno a settembre, il bestiame viene condotto in alta montagna per sfruttare i ricchi pascoli e la malga, le cui dimensioni sono decisamente maggiori della baita, è sede della stalla per il ricovero degli animali (prevalentemente bovini), dei locali per la lavorazione del latte in burro e formaggio, oltre che dell’abitazione dei malgari.
Protagoniste del paesaggio
L’importanza di baite e malghe nella creazione del paesaggio trentino come lo conosciamo oggi è innegabile. La loro presenza ha plasmato il territorio attraverso secoli di attività agro-pastorale ed è frutto di uno straordinario equilibrio tra uomo e ambiente naturale. Quando questo equilibrio si rompe – per abbandono o eccessiva pressione turistica – anche il paesaggio cambia, spesso in peggio. I pascoli d’alta quota, mantenuti tali grazie alla transumanza e alla presenza delle malghe, hanno impedito la ricolonizzazione del bosco, creando quelle ampie distese erbose che offrono panorami mozzafiato e contribuiscono alla biodiversità. Le baite, con la loro presenza discreta, punteggiano i versanti boschivi, testimoniando un’antica economia montana e aggiungendo un elemento di autenticità al paesaggio. I sentieri che le collegano, spesso antiche vie di comunicazione tra le valli, sono oggi preziosi percorsi escursionistici che permettono di scoprire angoli nascosti del territorio.
Malga Fossernica – Caseificio di Primiero
L’evoluzione turistica
Negli ultimi decenni molte di queste strutture sono state rifunzionalizzate in chiave turistica. Alcune baite, sapientemente ristrutturate nel rispetto della loro architettura originaria, vengono offerte in affitto per soggiorni immersi nella natura, offrendo un’esperienza autentica e lontana dal turismo di massa. Tra le malghe in cui l’attività agro-zootecnica è ancora attiva, molte si sono trasformate in esercizi agrituristici che accolgono i visitatori con piatti tradizionali, taglieri di formaggi d’alpeggio, dolci fatti in casa, diventando mete ambite per escursionisti, bikers e famiglie. La crescente frequentazione ha sollevato però il tema della sostenibilità, comportando il rischio di snaturare la vocazione originaria di questi luoghi.
Un patrimonio da custodire
Se da un lato la rifunzionalizzazione turistica rappresenta sicuramente un’opportunità economica per le comunità montane e contribuisce alla conservazione di questi edifici, dall’altro il rischio di un eccessivo afflusso turistico, spesso motorizzato, è concreto. Baita o malga che sia, ogni edificio racconta una storia di fatica e armonia con l’ambiente. Un patrimonio da custodire, non solo con restauri attenti, ma anche con scelte consapevoli su come frequentare e vivere questi luoghi.
È fondamentale trovare un equilibrio tra la valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico e la sua fruizione sostenibile, preservando l’anima autentica di baite e malghe, sentinelle silenziose di un paesaggio che continua ad affascinare.