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La nebbia a gl’irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mare;Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de’ tini,
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar.
L’11 novembre si celebra San Martino, una festa molto sentita in tutta Italia. La ricorrenza è legata alla storia del santo che cedette la metà del suo mantello a un mendicante e segna un momento cruciale nella vita contadina: la fine dell’anno agricolo. Sono molte le celebrazioni per San Martino, ovunque caratterizzate da convivialità, allegria e degustazione di vino novello e altri prodotti della terra. La tradizione è celebrata anche in alcune famose poesie: San Martino di Carducci, Novembre di Giovanni Pascoli ed Estate di San Martino di Cesare Pavese. Quest’ultima si riferisce ai giorni della prima metà di novembre in cui, dopo il primo freddo, si verificano spesso condizioni climatiche più miti. Sono i giorni appunto in cui cade questa festa.
San Martino in Trentino
San Martino è il giorno che coincide con il passaggio dalla vecchia alla nuova annata agraria, il momento in cui si tirano le somme. Ma è anche il giorno in cui si rinnovano riti e tradizioni che si richiamano all’eterna lotta fra il bene e il male, fra la luce e l’oscurità, nel ritmo naturale delle stagioni. Nelle regioni alpine, e in particolare in Trentino e Alto Adige, la sera prima di San Martino si collocano sui vetri delle case disegni realizzati su carta velina colorata, raffiguranti San Martino che taglia il suo mantello. Un’altra usanza è la lanterna che viene accesa dal tramonto all’alba e portata in processione per le vie dei paesi. Un tempo le processioni erano molto diffuse nelle valli trentine e si accendevano anche enormi falò. Oggi la tradizione rimane a Predazzo, dove oltre ai fuochi si svolge un corteo per le vie del paese col suono dei campanacci per far fuggire gli spiriti maligni.
La festa di Predazzo
La notte dei fuochi di San Martino a Predazzo è una manifestazione ricca di fascino e carica d’energia. La festa risale alla tradizione delle regalìe, ovvero alla distribuzione degli utili realizzati durante l’anno agricolo da parte della Regola Feudale. Sui fianchi delle montagne attorno al paese vengono accesi cinque grandi falò dai giovani dei cinque rioni antichi di Predazzo. Per ogni rione è motivo di orgoglio riuscire a far salire le fiamme più in alto di tutti, per questo la preparazione delle cataste viene mantenuta segreta fino alla notte di San Martino. Alle ore 20 dell’11 novembre i ragazzi accendono i fuochi e vi danzano intorno suonando corni di vacca o di capra, campanacci delle mucche e racole, e agitando vecchie scope infuocate. Successivamente, mentre i fuochi iniziano a spegnersi, si partecipa all’assordante corteo per le vie del paese. Il gran finale è nella piazza dei Santi Filippo e Giacomo, gremita di spettatori, dove si ascolta il concerto conclusivo e si degustano castagne, piatti tipici e vin brulé.
Fare San Martino
Al santo del mantello è legata anche il modo di dire “Fare San Martino”, che significa traslocare. L’origine del detto appartiene sempre al mondo contadino. Quando il proprietario dei campi non rinnovava il contratto al contadino, questi era costretto a trovare un nuovo impiego altrove. Il cambio comportava quindi un trasferimento di tutta la famiglia. E la data era quasi sempre l’11 novembre, che era una specie di capodanno del mondo agrario.
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