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Il mondo è pieno di miele, ma solo l’umile ape può raccoglierlo.
In questo periodo le fioriture nelle valli iniziano a scemare e per le api inizia una nuova stagione: quella dei prati in quota.
Il nomadismo delle api
Dopo che gli apicoltori hanno delicatamente tolto il miele in eccesso dalle arnie e spostato i melari nei laboratori per effettuare la smielatura, le nostre amiche api sono pronte per andare in alta montagna, a volare tra i rododendri, le resine degli abeti e i mille fiori selvatici. Se usuale è l’alpeggio per le vacche, le pecore e le capre, altrettanto lo è per le api. Viene praticato sia per la qualità del miele sia per la salute e il benessere delle api stesse. Il trasferimento è un’operazione delicata in cui serve anche forza fisica, dal momento che un’arnia può pesare fino a 70 kg! Le “case” contenenti le famiglie delle api vengono caricate sui furgoni di notte (quando il buio garantisce che tutte le api siano all’interno dell’arnia e la temperatura esterna più fresca evita che l’interno dell’alveare si surriscaldi) e all’alba partono diretti, spesso e volentieri, alla volta delle nostre montagne trentine. Questa operazione viene definita “Nomadismo”, cioè spostamento.
Miele o mieli?
Come sappiamo le api riescono a volare fino a 3 km di distanza dal loro apiario e se in quell’”areale” c’è una fioritura predominante, sarà quel fiore a caratterizzare maggiormente il miele prodotto. Se invece non c’è una fioritura predominante, allora il miele prodotto è una specie di blend e viene definito millefiori. È possibile anche avere un miele monofloreale: si tratta di produzioni più complesse e laboriose, in cui però la qualità finale ripaga di ogni sforzo, sia dell’uomo che delle api.
I mieli di montagna
Il miele millefiori, dal sapore fresco e dal colore chiaro, è il risultato della mescolanza di nettari diversi, una specie di miscellanea in cui nessun fiore prevale sull’altro e il cui profilo gustativo varia da zona a zona. Una costante dei millefiori trentini è l’alta percentuale di melata. Il miele di melata si produce prevalentemente in montagna e ha origine dalla linfa di specifici alberi, in particolare l’abete. Gli afidi e le cocciniglie si nutrono di questa linfa e producono la resina che vediamo scivolare sulla superficie del tronco. Le nostre bravi api bottinano, cioè raccolgono, sia il nettare dei fiori sia le gocce odorose che stillano dalla corteccia degli abeti bianchi. Rispetto al miele ricavato solo dal nettare, il miele di melata è più denso e più scuro, ha un sapore intenso ed è più ricco di minerali. Tra i mieli più tipici prodotti in alta montagna abbiamo anche il miele di rododendro, che ha la particolarità di diventare bianco quando si cristallizza e di possedere un sapore particolarmente delicato.
Per scoprire i segreti delle api e del miele
Tutti questi segreti sulle api potete toccarli con mano visitando il Mulino Museo dell’Ape (MMAPE) in Val di Sole. È il primo laboratorio sociale del Trentino che vi offre la possibilità di scoprire in maniera interattiva il mondo delle api, facendovene conoscere le abitudini, il modo in cui operano, il corretto modo per avvicinarsi a loro e, per chiudere in bontà, come riconoscere i diversi tipi di miele. Qui il link per scoprire il MMAPE e prenotare una visita gioco-gustativa.
https://www.apslalveare.it/mmape/
L’altra meta che vi consigliamo è l’apiario Montagnanimata in Val di Fiemme, dove percorrendo 3 facili sentieri potete immergervi nel mondo delle api guidati dal gioco-libro “Mì e le api”.
https://www.montagnanimata.it/collana-giocolibri/
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Foto in copertina:
Ph credits: Montagnamica – Gaia Panozzo